Creiamo assieme l’occasione di lasciare le zavorre a terra e volare nella vita

Il giovane e le generazioni cambiano; la società cambia: i ragazzi sono parte di questo mutamento, in un contesto che, nel passato, assicurava strutture famigliari solide – anche se spesso basate su relazioni autoritarie -, un lavoro stabile e delle formazioni che, anche se non rispondevano ai sogni della e del giovane, si potevano portare a termine. Lavorare gratificava, avere degli sbocchi era facile.

Oggi…, oggi non è più così.

Il disagio sociale, le fragilità affettive, l’incertezza dell’oggi e del domani, le strutture familiari in forte evoluzione portano molti giovani a confrontarsi con periodi depressivi, disturbi e malattie non somatiche. Aumentano le forme di autocura con derive pericolose: dagli antidepressivi all’assunzione di sostanze illegali, alle malattie dell’alimentazione – bulimia, anoressia – alle automutilazioni, alla violenza su altri e su altro.

Difficile entrare in contatto con giovani, che si confrontano con problematiche per le quali loro non hanno ancora affinato strumenti di comprensione, di gestione e che dovrebbero poter avere un aiuto dalla famiglia, che però è spesso confrontata essa stessa con problematiche ancora più complesse.

Formazione e educazione vanno di pari passo; organizzare percorsi formativi in un contesto relazionale che veicoli anche valori chiari con cui il giovane possa confrontarsi non è cosa da poco e se l’obiettivo è il reinserimento in una società che, per molti versi, è vissuta come ostile, un simile progetto richiede competenze diversificate e adeguate.

Alzarsi la mattina e potersi dire che, finalmente, ho qualcosa da fare, mantenere i contatti con i propri tutor – dall’assistente sociale allo psicologo ma anche con l’animatore del centro giovani o con il mentore o altro ancora.

La scelta di entrare in questo ambito richiede attenzione alle numerose sfaccettature nella relazione, alla storia di vita dei/lle giovani che si accompagnano e alle visioni di sé e del mondo dei nostri ragazzi.

Così, riuscire a costruire un rapporto di fiducia che possa permettere l’espressione di testimonianze riconducibili a esperienze di vita, a idee di futuro e a sogni e utopie permetterà un aggancio su cui avviare la definizione di progetti concreti di avvicinamento a un risultato desiderato, poi espresso e infine costruito assieme.

Intendiamo dunque contrastare la solitudine spesse volte arricchita da incontri nel web, con videogiochi e avventure virtuali o, peggio, caratterizzata da momenti depressivi e di chiusura al mondo con un nuovo approccio collegato al fare, al progettare, con momenti di confronto e di negoziazione di senso; uno degli obiettivi più complicati da raggiungere.

Per questi motivi, il reinserimento in una società “che non sembra aver previsto posti per questi giovani” resta un compito da definire insieme, così come devono essere definite le forme di lavoro, negoziati i valori di riferimento e annodate le relazioni con quel contesto che risultava e risulta ancora, per molti versi, inadeguato, violento e senza alcun apparente interesse che giustifichi sforzi di avvicinamento.

“Molto spesso i giovani, si lasciano trasportare dalla confortante apatia del day by day, del già detto e del già fatto, convinti di non aver alcun possibilità di cambiamento rispetto al loro cammino.”

Questo progetto è sostenuto dalla Fondazione UBS.